Come capita per quasi tutte le iniziative del potere, in questi giorni si sprecano le polemiche sull’iniziativa promozionale del Ministero della Salute, diretto dalla signora Lorenzin, tendente a dare una scossa alle coppie italiane che ormai da un paio di decenni sono estremamente avare nel dare alla società e a se stesse nuovi cittadini con la conseguenza che il nostro paese è rapidamente diventato uno dei paesi a più bassa natalità e con popolazione più anziana nel mondo occidentale evoluto.
E’ chiaro a tutti che questo andamento produrrà entro un paio di generazioni se non l’estinzione, almeno un drastico ridimensionamento della popolazione italiana, e i vuoti saranno sicuramente colmati dagli immigrati e dai loro figli.
Il problema è serio e certamente non saranno i manifesti del Ministero della Salute a convincere le coppie a una maggiore prolificità, anche se non vedo l’inopportunità dell’iniziativa ministeriale, così aspramente criticata e tacciata addirittura di tendenza reazionaria e di spirito medioevale.
E’ senz’altro vero che l’età media per le nuove nascite si è alzata considerevolmente, avvicinandosi a quella della sterilità, ma è anche vero che molte gravidanze portate a termine con successo sono anch’esse sempre più tardive, grazie all’assistenza sanitaria e ai progressi della medicina.
Un altro aspetto preoccupante è anche quello del numero dei figli, ormai vicino a uno solo per famiglia, contro i tre o quattro di non molti decenni fa. Ne deriva quindi che i morti superano ormai il numero dei nati e la popolazione in Italia non decresce solo grazie all’apporto degli emigrati.
Sarà forse criticabile il testo dei manifesti che un’agenzia pubblicitaria ha preparato per il ministero, ma io non vedo nulla di offensivo per le coppie che hanno deciso di non fare figli o di limitarne drasticamente il numero. Non c’è alcuna imposizione o indebita pressione, soltanto richiami alla realtà sociale del nostro paese.
Detto quanto sopra, la ministra Lorenzin non può certo ignorare le cause principali della denatalità, più marcata nel nostro paese anche più che altrove, anche se una certa campagna persuasiva da parte del suo ministero rientra fra i suoi compiti e non può certo offendere o urtare nessuno. Si è addirittura stigmatizzata la clessidra di un manifesto, ma la clessidra è uno strumento per misurare il tempo che passa e nel caso a me pare pertinente. Gli anni veramente fertili per una donna sono poco più di quaranta, in qualche raro caso cinquanta, ma quelli utili (dopo il matrimonio sempre più tardivo e la stabile convivenza) sono molti di meno.
Le cause della denatalità nel mondo moderno sono molteplici, in gran parte di contenuto sociale ed economico. Già in gravidanza, per la donna, si presenta il pericolo di perdita del lavoro o la necessità di lasciarlo, l’allattamento al seno al quale molte donne rinunciano, il costo di allevare e accudire i figli, la mancanza o la scarsità di strutture di appoggio, come gli asili nido, le scuole materne, l’aiuto in casa da parte dei nonni che spesso continuano a lavorare o, all’arrivo dei nipotini sono ormai troppo vecchi, la mancanza di incentivi fiscali o aiuti da parte dello stato come in altri paesi, ad esempio in Francia.
Non è tanto il fatto che le donne lavorino in maggior misura rispetto a una volta. E’ vero nell’ambito borghese e nei ceti medi, ma le contadine hanno sempre lavorato e zappavano la terra fino al sesto o al settimo mese di gravidanza, le mondariso, le fabbriche di bottoni, del pomodoro, gli zuccherifici erano pieni di donne, anche di madri di molti figli che tuttavia costavano poco, non avevano le necessità attuali. Voglio dire, e spero di non offendere nessuno, che l’attuale filosofia di vita, i bisogni, un po’ di edonismo, la paura del futuro, proprio e dei figli, non sono più quelli di settant’anni fa.
Evidentemente, la soluzione non sta nei manifesti di propaganda, di persuasione, che peraltro non fanno male a nessuno, ma nel cambio di approccio ai bisogni delle famiglie da parte dello stato, nelle politiche fiscali, nelle infrastrutture di appoggio, negli incentivi, nelle politiche scolastiche, nella sanità pubblica.
Soluzioni costose, al solito e, come per gli altri problemi urgenti della nostra società, occorrono soldi e ancora soldi. E c’è chi parla sempre di riduzione delle tasse.

Giacomo Morandi

 

 

 

 

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piazzascala.it - settembre 2016