FELTRE.  UNA CITTA’ BELLISSIMA CHE RESTA AL PALO DA MEZZO SECOLO…
 

Da oltre 50 anni vado ripetendo, inascoltato, che la stupenda Città di Feltre non crescerà mai fino a quando non sarà possibile iniettare nelle vene dei suoi amministratori il senso della cultura, della sensibilità, di una intelligente socializzazione anziché occuparsi - come detti amministratori stanno facendo da molti anni  – di cose che, in prevalenza,  interessano  agli amministratati come i …cavoli a merenda… mi riferisco agli sport “fracassoni” all’interno delle mura che, alla fin fine, stordiscono i cervelli svuotandoli di un minimo concentrazione, al suono continuo di tamburi durante il Palio (ma anche prima e dopo per mesi), alle continue trasformazioni della piazza a seconda del colore politico delle giunte,  alle iniziative farneticanti disegnate da spazi geometrici del centro città  più vicine al gioco dell’oca che ad un oggettiva utilità, agli ascensori quasi del tutto inutilizzati e costruiti solo per non perdere finanziamenti UE, ad un Teatro “La Sena”  ancora da mettere in sicurezza totale dopo decenni e decenni in quanto sembra non esserci spazio per la cultura ma molto di più per certe semenze  ecc.ecc.,   e mi fermo qui perché raccontare la storia feltrina di 50 anni   occuperebbe troppo tempo e spazio.. in aggiunta alla noia di chi vorrà leggermi…ed al rammarico pensando a questa storia-

Per cui, prendo a pretesto questa occasione  per rispondere ad un articolo, a firma dott. Gianmario Dal Molin, apparso su “Il Nuovo Feltrino”, uscito in questo mese di dicembre 2016 a titolo:  “Sepolta una delle ultime autonomie Feltrine,  ULLS 2 Consummatum est”,  nel quale l’autore  si duole per il depauperamento delle strutture sanitarie locali, ma anche di  altre strutture fra le quali,  e questo lo aggiungo io, per la perdita dell’Università IULM.

Dalla risposta che do’ qui di seguito  al dr. Dal Molin, insigne studioso e dirigente ospedaliero, si comprenderà molto chiaramente (almeno lo spero)  il perché  la Città di Feltre   non solo non decolla, ma al contrario arretra in termini istituzionali e non solo...

Ecco una risposta pubblica al citato articolo, titolato così :

GIANMARIO DAL MOLIN: “SEPOLTA UNA DELLE ULTIME AUTONOMIE FELTRINE”

ARNALDO DE PORTI :  “ E’ VERO, MA IL FENOMENO ERA IN INCUBAZIONE DA OLTRE MEZZO SECOLO…”

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Comprendo in toto l’amarezza del dott. Gianmario Dal Molin con riferimento al massiccio depauperamento istituzionale del feltrino, in particolare  dell’ ULSS 2, anzi la condivido con altrettanta tristezza, aggiungendo che, molto presumibilmente, il trend negativo della città  farà fatica a fermarsi anche nel prossimo futuro.. ove non scatti un tardivo allarme… che non sia come quello dell’evento del Vajont, tragedia per la quale anche il feltrino ne ha indebitamente approfittato…  e mi fermo qui…

Guai a me dall’essere catastrofista, ma se capisco e condivido lo stato d’animo del dott. Dal Molin, persona insigne che ha dimostrato e dimostra di amare da sempre questa nostra realtà come il sottoscritto, mi verrebbe però da aggiungere che esistono delle motivazioni  ben precise che hanno portato a questa situazione, tra l’altro  annunciate  con largo anticipo da parte di molte fasce sociali che, anziché essere ascoltate dalle varie amministrazioni che si sono succedute da oltre mezzo secolo a questa parte,  non hanno saputo (meglio voluto)  vitalizzare il contesto sociale, inteso come un necessario sviluppo culturale, prima ancora di quello economico che, via via, nel corso degli anni,  per quest’ultima realtà economica siamo stati costretti ad assistere invece al fenomeno della politica del piccolo “orticello sociale” rispetto a quella “ vis interculturale “ che avrebbe sicuramente delineato un altro scenario nel contesto sociale, della convivenza civile, del buon senso e della politica locale che, lasciatemelo dire, sembra occuparsi solo di piazze da adibire ad una sorta del…gioco dell’oca, a rotatorie che lasciano a desiderare (v. Casonetto), a manifestazioni rumorose che non giovano certo ad un minimo di riflessione (città dei tamburi, viene chiamata da alcuni), chiusura delle piazze ad ogni piè sospinto determinando persino guai alle ambulanze, per non parlare delle tante piccole cose da fare con pochi spiccioli e  che  interessano da vicino il cittadino (che se ne frega, per esempio, degli ascensori inutili o delle fioriere simil-colombaie  cimiteriali.. ecc.ecc). E mi fermo qui…un’altra volta.

D’accordo, è facile criticare, ma vuolsi il caso che il sottoscritto abbia da oltre mezzo secolo suggerito a questo gioiello urbanistico feltrino (che, per certi versi,  richiama la mia Venezia) degli antidoti alla “sepoltura” (come la chiama giustamente il Dr. Dal Molin) delle istituzioni feltrine, fra le quali, e di ciò avrei a dolermene ancor più della cancellazione dell’ULLS 2,  la soppressione dell’Università:  infatti un servizio sanitario allargato  fra ULLS 1 e 2 con un’unica direzione rimane pur sempre servizio (anche per i detrattori)  purché sia fatto bene,  mentre togliere cultura alla città, significa strozzare un’arteria attraverso la quale transita una linfa, nel caso di specie specificatamente territoriale, che poteva e potrebbe determinare più crescita irrorando maggiori risorse  anche alle unità sanitarie locali, ora fuse fra loro.  Al contrario, come ho sentito dire più volte, proprio presso la ULSS 2, e cioè in Ospedale,   si è anche …operato per far nascere la….Lega di Bossi che nulla ha a che fare con la sanità.. .   non faccio nomi ad evitare strali, anche se in passato, sovente boicottato sulla stampa,  ho scritto parecchio a tale riguardo, per cui ci sarebbe ben poco da obiettare.

Nessuna amministrazione, in mezzo secolo, ha mai lavorato sodo per sviluppare (e se lo ha fatto, lo ha fatto senza interesse) le vie di comunicazioni con il Trevigiano o il Primiero in quanto la succitata politica dell’orticello sociale faceva comodo… ed evitava per certuni l’intrusione dei “foresti” ,  considerati forse come colonizzatori e non portatori di crescita, tant’è che così si è dato i natali appunto a male politiche volte alla divisione sociale.  Come la succitata Lega, ora incarnata da un leader che vuol uscire dall’Europa e dall’Euro…

Potrei scrivere un libro a proposito di questa “sepoltura” feltrina che ha finito per creare amarezza e disgusto in seno a svariati contesti sociali, compreso al mio interlocutore Dal Molin, ma oggi anche le parole hanno perso il loro significato e si preferisce navigare a vista fino a quando un terremoto istituzionale a livello nazionale non investirà anche la nostra piccola realtà. E non siamo lontani da questa evenienza, anche e soprattutto a causa di un debito pubblico che abbiamo ed al quale nessuno pone rimedio se non con chiacchiere sterili, di facciata.

Per devianza professionale, come ex funzionario di banca di interesse nazionale, voglio dire che l’Italia è fallita finanziariamente  ormai da molti anni per cui, non essendo possibile portare i libri in Tribunale da parte di uno Stato, succederà che i nostri “bravi” amministratori nazionali,  si sforzeranno di governare fintantoché la vacca da mungere darà ancora latte.., per poi ripianare il debito con i risparmi degli Italiani. Intanto in Europa hanno messo le mani avanti ipotizzando il salvataggio delle banche con il Bail-in…   E ciò, con giustificazioni, a mio parere di natura ladresca per chi le mette in atto e, sia ben chiaro,  lo affermo senza voler minimamente fare del terrorismo mediatico.  Realtà quest’ultima, quella del sistema bancario compromesso dalla politica  che, ove si manifestasse (speriamo di no),  si farà sentire pesantemente anche nei contesti periferici, come le nostre realtà locali ove il risparmio nazionale  ha cercato ultimamente  collocazioni  in piccoli centri, quasi per una forma di simil- “privacy”,  immaginando una più rapida e  facile gestione nel caso di…default nazionale, evento al quale siamo già andati vicini per poi rimediare con un cosiddetto “governo tecnico”.

Ora come ora, risvolto patetico e triste della medaglia, vale a dire facendo di necessità virtù, si dovrà prendere atto che anche l’orticello sociale di cui facevo cenno prima, ripristinerà giocoforza una sua necessaria valenza, ma questa volta esso  sarà all’insegna della coltivazione delle patate finalizzate alla sopravvivenza e non alla chiusura in detto orto come Feltre ha sempre agognato, alla faccia di quella imprescindibile cultura con la quale, come disse un giorno un importante leader della Lega, o presunto tale,  non si mangia…

Ed allora, in conclusione, vorrei dire che la colpa è tutta di una secolarizzata  politica locale. Che umilia e zittisce le persone di buon senso, attraverso il rumore assordante dei tamburi,  anziché alimentare, per quanto riguarda la mia città di adozione,  forme di sensibilità e cultura. 

Realtà queste ultime che, se non attivate in tempi brevi, ci faranno piangere davvero, pur tenendo conto che, in particolare i feltrini, sono maestri nel  “piangersi addosso”.

ARNALDO DE PORTI

 

P.S. Seguono alcune foto che, in qualche modo, cercano di integrare il contenuto, anche nella sua criticità: cliccate sulle immagini per ingrandirle.

BUON ANNO!

 

 

 

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piazzascala.it - dicembre 2016