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LA CHIESA ED I DIVORZIATI
CI VOLEVA PAPA FRANCESCO PER PARLARNE ?

Una ventina di anni fa scrivevo quanto in appresso ed ora, visto che anche il Papa sta prendendo in seria considerazione l’argomento da me trattato appunto due, e forse più, decenni fa, vorrei ritornare sullo stesso, parzialmente riportandolo con “copia-incolla”, ed altro con parole “fresche”.

L’argomento di cui a titolo è senz’altro destinato a sollevare un giusto ed attuale dibattito non soltanto fra i miei lettori, ma anche e soprattutto in seno al Clero che, almeno a mio avviso, non sta attraverso un momento felice: vocazioni in forte calo, affluenza sempre più ridotta alla Messa domenicale e persino difficoltà a tener in piedi i luoghi di culto, tanto che taluni pensano di far pagare una tassa per entrare in certe Chiese..
Non penso di ossidare i miei buoni rapporti con la Chiesa terrena dicendo che essa ha assoluto bisogno di una rivisitazione al suo interno, con riferimento alla realtà sempre più numerosa, ed in costante aumento, del popolo dei divorziati.
Per questi ultimi infatti non è possibile accedere ai sacramenti, in primis a quello della Comunione, in quanto, si andrebbe contro al principio della indissolubilità del matrimonio. Ebbene, io credo che la prima sacra istituzione ad essere vittima del divorzio, seppur diverso rispetto a quello di cui mi accingo a parlare qui di seguito, sia proprio la Chiesa che, giorno dopo giorno, vede rarefarsi il rapporto con i fedeli che “divorziano” appunto dalla frequentazione dei riti di precetto. Andrebbe ricordato che, forse in maniera discutibile, la Chiesa accetta però il divorziato in Chiesa quanto questi deve passare ad altra vita… Ed allora mi chiedo se esistono sacramenti più…elastici da interpretare….
A chi più non lo ricorda, rammento che i sacramenti sono sette: Battesimo, Cresima, Santa Eucarestia, Penitenza, Estrema Unzione, Santi Ordini e Matrimonio.
Domanda: “Se al divorziato si nega la Santa Eucaristia, alias la comunione, perché non gli si nega allora anche l’estrema unzione che fa pur parte dei sette sacramenti ? “
Non vorrei sentirmi rispondere che la Chiesa non può esimersi dal portare l’estrema unzione in quanto essa è sinonimo di carità, misericordia e perdono. Se questa fosse infatti la risposta, a mio avviso si correrebbe il rischio di dare una valenza diversa ai predetti sacramenti: la predetta triade costituita dalla carità, dalla misericordia e dall’amore, sembra, nel caso di specie, non prevedere gli stessi effetti riconducibili all’unico denominatore comune del perdono. Che poi, ad un divorziato, cosa si deve perdonare se il matrimonio è stato un fallimento, magari per colpa dell’altro?

Io penso che la Chiesa debba al più presto fare un po’ di revisionismo sotto questo aspetto, non dico andando contro al principio dell’indissolubilità del matrimonio, ma prendendo in seria considerazione alcune situazioni alla luce del tempo attuale. La Chiesa errante, in continuo movimento, insegna infatti che Cristo è in tutti i sacramenti nella sua veste di Dio vero, di uomo che sbaglia e si corregge, di risorto, di vivente e vivificante. Ed allora, perché non sviluppare questi profondi concetti in direzione della vita ? Voglio dire, magari con qualche pensiero irriguardoso, che la Chiesa finora ha sempre trovato un linguaggio volto a “giustificare” tante situazioni, anche al suo stesso interno. Perché non lo trova anche in questo ?
Come si risolve il problema di chi, divorziato, vuol risposarsi, magari con chi, avendone in diritto, vuol sposarsi in Chiesa ? La Chiesa non gli/le risponderà mica che l’avente diritto non può sposarsi con un divorziato.
Sono certo, da sprovveduto di diritto canonico, e senz’altro anche dal punto di vista evangelico, di aver detto diverse cose sindacabili, così come sono altrettanto certo però che questo problema debba essere risolto senza alcun indugio, pena due tipi di divorzio: quello con la Chiesa e l’altro nella sua vera accezione. Mi piacerebbe avere un cenno sull’argomento, magari prudentemente anticipatore in direzione…”rivoluzionaria”, anche da parte dello stesso Clero, che ringrazio sin d’ora. Cenno, da parte del Clero che, da molti anni, salvo errore, non ho mai avuto

ARNALDO DE PORTI