Ho fatto il mestiere di bancario per quarantatre anni, in Italia e all'estero e mi azzardo a parlare di banche, conscio del sospetto che ora le mie parole possono suscitare, ma spero mi si perdonerà, in un momento in cui tutti o quasi ne parlano male. Un avvocato, un ingegnere, un magistrato, un artigiano in pensione dopo una vita di lavoro ricordano volentieri, con occhio comprensibilmente benevolo, gli anni che hanno dedicato a ciò che hanno ritenuto costruttivo per se e per la società.

Voglio dire anzitutto che il clamore generale scoppiato dopo il fallimento/salvataggio delle quattro piccole banche locali del  centro Italia non è giustificato dalla valenza di quell'evento su scala nazionale e sull'economia del nostro paese, anche se ha provocato conseguenze dolorose per molti risparmiatori/investitori nei territori in cui operavano. Ovviamente, gli organi competenti, in particolare la magistratura, hanno il compito di indagare ed isolare eventuali comportamenti truffaldini, ed hanno già iniziato a farlo.

In Italia, a differenza di altri paesi come ad esempio gli Stati Uniti, il fallimento o il dissesto di una banca è fenomeno del tutto raro, tanto che nell'immaginario collettivo non viene mai considerato una possibilità. La Vigilanza da parte della Banca d'Italia è sempre stata ritenuta molto efficiente anche se non può essere infallibile. Ho assistito alcune volte ad ispezioni da parte dei team di funzionari della Vigilanza stessa, in Italia e all'estero, che non può sempre valutare in profondità la bontà e recuperabilità di tutto il portafoglio degli istituti sotto esame, come del resto la stessa banca non è sempre in grado di valutare in pieno tutti gli aspetti della gestione del proprio cliente e in particolare di un bilancio aziendale, data la varietà e variabilità dei fattori che lo compongono. Ad esempio, valutare un magazzino, con i suoi componenti di prodotti finiti, semilavorati, materie prime, il cui valore può variare nel tempo o a causa di fattori esterni. Valutare la bontà e solvibilità dei crediti e dei relativi debitori in un dato momento. Il valore degli impianti, dei macchinari, degli immobili. Oppure, nel caso di una banca, la capacità di una persona fisica, nel tempo, di rimborsare un prestito.

Una banca è un'azienda come le altre. Commercia in denaro e con ciò che rappresenta il denaro, conti, depositi, titoli da un lato e finanziamenti dall'altro e intermedia fra le varie parti.

Da anni si sentono e leggono critiche sull'avarizia e scarsa propensione del sistema bancario ad erogare prestiti e mutui alle piccole e medie imprese e alle famiglie, ma poi si scopre che i portafogli sono pieni di crediti inesigibili, soprattutto a causa della crisi, le cosiddette sofferenze e che alcuni istituti, probabilmente a causa dell'andamento delle economie locali o della scarsa professionalità dei dirigenti, vanno in dissesto e ci rimettono gli azionisti e i risparmiatori. Attualmente, si calcola  che i crediti inesigibili o difficilmente recuperabili ammontino ad oltre 300 miliardi di Euro.

Nel collocamento di titoli ci possono essere atteggiamenti aggressivi se non apertamente scorretti da parte di funzionari o dirigenti, ciò è possibile, e forse è avvenuto nei casi delle quattro banche in discorso, ma poniamoci un quesito, ad esempio nel collocamento di obbligazioni subordinate (titoli che molte società emettono per integrare il capitale di rischio, destinate quindi al sacrificio in caso di dissesto): quale venditore o impiegato sarebbe lui stesso cosciente e prospetterebbe all'acquirente il fallimento del proprio istituto? Il caso dei più alti dirigenti è spesso diverso, ma anche loro, probabilmente fino all'ultimo, ritengono possibile un salvataggio, un takeover, l'intervento del provvidenziale "cavaliere bianco", come in effetti avviene nella maggior parte dei casi.

Non mi pare corretto il salvataggio a spese del contribuente, salvo l'intervento a titolo temporaneo, in speciali casi, come hanno fatto alcuni governi, in attesa di ricollocare le banche salvate sul mercato. Non ritengo ugualmente corretto l'utilizzo del Fondo di garanzia dei depositi, invocato a gran voce da alcune forze politiche, per rimborsare azionisti e obbligazionisti subordinati perchè, appunto, si tratta di un Fondo costituito per  rimborsare i soli correntisti/depositanti fino a un massimo di 100.000 Euro.   E' chiaro che il fallimento di un grande istituto comporterebbe gravi danni non solo al risparmio, ma a tutta l'economia di un paese e si dovrebbe scongiurare, ma le nuove regole europee giustamente proibiscono il ricorso al denaro pubblico, per evidenti ragioni di stabilità monetaria..

Il decreto del governo che ha facilitato il salvataggio delle quattro banche con denaro del sistema privato, emanato alla vigilia dell'entrata in vigore delle nuove norme europee (il Bail in), ha evitato danni maggiori ad un numero ben superiore di risparmiatori.

 

Giacomo Morandi - Rivergaro

 

 

 

 

Segnala questa pagina ad un amico




 

 

piazzascala.it - gennaio 2016