Un'altra tornata elettorale si è conclusa nei giorni scorsi con i ballottaggi per i sindaci in 160 comuni fra i quali alcune grandi città. Al di là dei risultati, ormai largamente prevedibili considerato il clima di sfiducia se non di ribellione molto diffuso in molti strati della popolazione, non solo nei confronti del governo Renzi, ma in generale verso l'establishment, la politica e la classe che la governa, la finanza, l'Europa, verso tutti insomma.

L'insoddisfazione dell'elettorato è grande e, a mio parere, giustificata solo in parte dagli episodi di corruzione e malgoverno verificatisi qua e la nel paese, segnatamente a Roma, ma non in tante altre realtà, come ad esempio a Torino, dove l'amministrazione uscente di Fassino, come quella precedente di Chiamparino, è accreditata di buon governo e corretto comportamento. Non vedo nemmeno i "disastri", come qualcuno li ha chiamati, delle politiche governative e della squadra di Renzi che, a differenza di altri governi della nostra Repubblica, ha lavorato sodo e introdotto leggi e riforme, qualche volta sbagliando, ma tutto sommato tenendo fermo il timone dell'economia, come non era facile in condizioni di crisi e di forte indebitamento pubblico. Ha inoltre recuperato buona parte dell'apprezzamento internazionale, come avevano iniziato a fare già Monti e Letta.

E' peraltro indubbio che in queste elezioni amministrative il Partito Democratico e soprattutto il Premier Renzi hanno subito una dura punizione, in termini di minori voti, anche là dove hanno vinto. E' chiaro che il voto  ha avuto stavolta una valenza politica nazionale e l'attuale maggioranza di governo dovrebbe urgentemente prenderne atto e correre ai ripari, se ci riesce, cominciando dalla ricomposizione della fronda interna,  dal recupero dei "rottami" accumulati nei tre anni passati e del rapporto con i sindacati.  E' anche possibile che la fretta e concitazione con le quali sono state varate con colpi di maggioranza le riforme costituzionali ed elettorali abbiano giocato un ruolo negativo nella percezione di molti elettori..

Non può consolarli il fatto che anche il centrodestra e la Lega abbiano perso quasi ovunque, rimpiazzati alla grande dal Movimento Cinque Stelle,  "un non partito" che ha tuttavia dimostrato vitalità con i suoi giovani protagonisti, pur ancora scarso di programmi realistici.

Qui però vorrei porre l'accento, più che sui risultati delle votazioni, sulla piaga dell'astensionismo che ha raggiunto dimensioni incredibili in una democrazia. Su scala nazionale circa la metà dei cittadini non si è data la briga di esercitare il suo diritto, con punte da terzo mondo, come a Napoli (36% di votanti), ma anche in città come a Milano e a Bologna, dove la partecipazione al voto è sempre stata piuttosto alta. 

Quali le motivazioni? Si sente dire che si tratta di protesta, di rifiuto della politica, di disincanto rispetto ai politici e soprattutto ai pochi partiti strutturati ancora esistenti o, peggio, in odio al Presidente del Consiglio Renzi.  

Infatti, rinunciare a un diritto, al diritto di dire la propria, di cercar di influenzare le scelte di chi avrà il potere di influire sulla nostra vita di tutti i giorni, di cercar di individuare l'onesto o il corruttibile, l'esperto o il dilettante, è come rifiutare il cibo al quale si ha diritto, non dormire, lavorare gratis, procurarsi una ferita al piede per far dispetto all'allenatore, senza arrivare al famoso aneddoto del marito che vuol punire la moglie.

Milioni d'italiani si astengono, a Napoli quasi due terzi, a Mjlano e altrove quasi la metà e sono gli stessi che si lamentano per le tasse, per i buchi nelle strade, per i torrenti che straripano, per le frane, per l'insufficienza delle forze dell'ordine, per i ticket sanitari e vja elencando. Il diritto di lamentela, a questo punto, non ce l'hanno. Non partecipando al voto, delegano ogni scelta, ogni decisione ad altri e  in molti casi e in molte situazioni una minoranza organizzata può determinare i  risultati che possono andar  contro, oltre che all'interesse del nostro paese o della nostra città, anche contro i nostri interessi e le nostre idee. Diamo uno sguardo a certe aree del sud dove l'influenza mafiosa può essere determinante, ma anche dalle nostre parti ci possono essere influenze negative il cui successo può essere assicurato proprio dall'astensionismo di massa.

Mi pare che un esempio sia stato dato proprio in questi giorni dal referendum in Gran Bretagna sulla Bresxit, dove la partecipazione è stata relativamente alta (72%) ma dove il residuo 28% che non si è espresso poteva ribaltare il risultato. Infatti, l'uscita del paese dall'Unione Europea è stato deciso da circa il 35% dei cittadini (51% dei votanti).

Due parole sull'istituto del referendum che è ritenuto da molti il massimo della democrazia, cioè della democrazia diretta. Non sono d'accordo. Non mi pare logico che certe decisioni complesse, tecniche, con conseguenze difficili da prevedere perfino dagli esperti, siano discusse e decise nei bar, nelle piazze, magari mentre si consuma un piatto di "fish and chips" .  Mi auguro che gli inglesi non si pentano presto.

 

Giacomo Morandi (Rivergaro)

 

 

 

                                                                                             

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piazzascala.it -  luglio 2016