Sono membro dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani) da molti anni, anche se non sono, per età, fra i "veri partigiani" secondo la recente definizione, un po' frettolosa, del ministro Maria Elena Boschi, avendo partecipato parzialmente all'avventura resistenziale al seguito di mio padre, perseguitato politico. Non ritengo pertanto di approvare le recenti dichiarazioni del Presidente nazionale Smuraglia e i comunicati del direttivo nazionale a favore del NO al referendum di ottobre sulle riforme costituzionali approvate di recente dai due rami del Parlamento che, fra l'altro, secondo le affermazioni del Presidente, impegnerebbero i membri a non attivarsi nei comitati per il SI o in altro modo a favore dell'approvazione della legge. In una materia come questa, la nostra associazione, dichiaratamente pluralista, il cui scopo è di conservare i valori della Resistenza e dell'antifascismo, ma con indirizzi politici anche diversi, non debba schierarsi a favore di una parte, considerata l'impropria valenza che si è voluta dare, da una patte e dall'altra, pro e contro l'attuale governo, pro e contro Renzi.
Apprezzo quanto scrive Romano Repetti, Segretario associativo provinciale, su queste colonne, suggerendo di non prendere posizioni affrettate, di ponderare il contenuto della legge, senza preconcetti, ma ciò contrasta proprio con l'atteggiamento precipitoso dell'ANPI nazionale.
Capisco anche le preoccupazioni esposte da Repetti su possibili conseguenze future del nuovo assetto costituzionale ed elettorale, ma lo invito a ragionare più freddamente, senza partito preso.
Sono d'accordo che l'attuate impianto costituzionale, in vigore dal lontano 1948, fu pensato e costruito, sia pure con molti compromessi fra le forze allora dominanti, democristiane, comuniste, socialiste, liberali, repubblicane e alcune altre, avendo in mente la preoccupazione di rendere impossibile o molto difficile, una deriva totalitaria dalla quale l'Italia era appena uscita.
La Costituzione è rimasta in vigore per molti decenni e, tutto considerato, ha garantito le libertà democratiche, ma ha reso lenta e farraginosa l'attività di governo e quella legislativa. Ne sono prova le decine di governi che si sono susseguiti, quasi uno all'anno, e la lentezza della produzione di leggi, con i rimpalli fra le due camere.
La nuova architettura costituzionale e la legge elettorale, quest'ultima, lo ammetto, perfettibile abbastanza facilmente trattandosi di legge non costituzionale, come ora sembra ammetterlo anche il governo, non mi pare affatto che favorisca, neppure in futuro, una molto improbabile svolta in senso autoritario. L'Italia non è più quella del 1922, anche se esistono largamente minoritarie frange nostalgiche o populiste in senso antidemocratico.
La riforma costituzionale, anch'essa non perfetta perchè è frutto di mediazioni e compromessi, ha peraltro molti pregi ed è sicuramente un passo avanti, atteso ormai da decenni.
Il monocameralismo parziale è senz'altro meglio (e meno invasivo) della semplice abolizione della seconda camera, come in molti paesi occidentali. Il dimezzamento dei senatori, l'abolizione di uno stipendio specifico per loro, l'elezione indiretta anche a risparmio di spese, l'abolizione delle province e del CNEL, la forte limitazione legislativa del Senato, il quale peraltro avrà competenza su molte materie, potrà dare un parere forte su tutte le leggi e parteciperà a una serie di nomine importanti, il passaggio di alcune competenze dalle regioni (per evitare il caos attuale) allo stato, il rafforzamento della Corte Costituzionale, i compiti di controllo e così via.
C'è però un'esigenza che imporrebbe di confermare la validità della riforma e, sia pure con riserva, della legge elettorale. I fautori del NO, intendo quelli che hanno legittime riserve sul suo impianto, riflettano sulle conseguenze del fallimento: due leggi elettorali diverse per le due camere, quella della Camera pasticciata, quella del senato condannata da tutti. Un governo al quale tutti chiederanno di dimettersi, senza credibili alternative. Vogliamo un quasi caos?

 

Giacomo Morandi (Rivergaro)

 

 

 

 

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piazzascala.it -  giugno 2016